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Martedì 16 luglio, ore 2024
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Una città, a misura dell’uomo Cristo – Ritiro cittadini Adulti

La via della pioggia.

“Esiste una chiamata a patire con Cristo, scrive Edith Stein, nelle sue lettere da Colonia- Lindenthal.

Non dimentichiamo che dopo pochi anni suor Teresia Benedicta a Cruce subì il martirio, gettata nella camera a gas, assieme a sua sorella Rosa. Inconcepibile tale misfatto. Inconcepibile tale mente di distruzione a gas di milioni di persone. Mi getta nel lastricato più lacerante del dolore, nell’annientamento più totale di me stesso. Tale è la mente dell’uomo da odiarsi davvero.

Ci sono tuttavia tante strade fuori che conducano a Dio, che sono ugualmente il martirio dello spirito, nella fede vissuta nella strada. Questa strada, io, Daniele, voglio oggi percorrere. Mi trovai da solo come un cane sul sentiero polveroso del patire. Mi accorsi poi che da solo proprio non ero. Non ero tuttavia una bestia che urlava al Signore per non aver accettato la croce dello spirito. Tanti a casa sono soli come un cane.

Tanti patiscono da soli. Tanti consumano cancri e tumori nel letto della solitudine. Tanti vivono le notti oscure nella paura che non giunga mai l’alba della liberazione. Tanti nel lavoro sono soli come un cane. Tanti nei condomini dei palazzi ciclopici delle metropoli sono soli come un cane. E forse anche tu che mi leggi, sei totalmente solo. Tanti poi anche nelle assemblee delle chiese sono totalmente soli come un cane, pur avendo accanto e dietro e dinanzi tante persone che lodano il Signore.

La strada del dolore è irta e va percorsa da soli, caso mai ti può accompagnare nella tua solitudine un cane che può essere in fin dei conti la tua stessa rabbia, il tuo stesso pensiero, la tua stessa preghiera, la tua stessa speranza. E’ vero anche che non c’è amico più fedele di se stesso. E tu sai anche che il cane è sempre fedele.

Così a Ulisse, così a Domenico, così a don Camillo. Forse anche a me. Il sentiero della sofferenza è come una giornata uggiosa. Fa bene all’anima, forse. Si ha voglia di starsene coricato dentro un letto, aggrovigliato nelle coperte, meglio ancora in un piumone. Ma si sta fermi nel letto. Non cammino e non camminiamo.

Non posso lasciare solo la mente vagare nell’intuito e nel nulla, a briglie sciolte e spiegate al soffio di ogni vento. Il nulla è il limite di ogni uomo. Il nulla è il limite di Dio. E io non posso immaginare affatto di vegliare Cristo morto nel suo letto. Così mi alzai e mi zuppai, non solo la testa, di diluvio d’acqua. Fa bene l’acqua pura e fredda.

Fa bene l’acqua del cielo. Pensai:” Sai che faccio! Ora sfodero tutto il dolore fuori, all’aperto, sotto il cielo plumbeo, dinanzi agli occhi di tutti, specie dei santi e degli angeli che vedono meglio. Così questa pioggia, che certamente purifica, mi laverà totalmente”. Non feci a tempo a pensarlo che le scorie del dolore fluirono a terra, come squame, a germogliare nuovi giorni.

Le sorgenti delle lacrime aprono cieli nuovo, aurore sempre più belle, certezze mai vissute, speranze così certe. Germogliano capolavori dello spirito che non si possono affatto relegare nei musei d’arte del tempo. Le tempeste degli uomini sono fredde, che dico, gelide al cuore, quelle del cielo invece purificano e santificano. Ho accettato la tempesta da molti anni. Questo cielo non cambia mai. Per questo profeta suo non sarò. Mi sono lavato con le stesse mie lacrime e finalmente sfidando ancora ogni bufera, ho placato il mio cuore in aurora di pace e di serenità. Ora so che a lavarmi, non sono state le mie mani, le avevo già atrofizzate a forza di asciugare il mio volto, ma le tue, Signore.

don Paolo Turturro

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