(Ruvo di Puglia, 22 giugno 2024)
La “bellezza dell’incontro” non è uno slogan di fine anno associativo ma è una scelta; è un cammino; è il rinnovare e riscoprire, ogni giorno, la propria adesione all’AC e alla Chiesa.
Comincia così l’incontro-festa degli adulti di AC in un pomeriggio assolato e “caldo” di giugno, con le parole del salmo 133: “Come è bello e come è dolce che i fratelli vivano insieme”! Il salmista spiega la bellezza dell’incontro come una utopia, un traguardo irraggiungibile. Un’utopia che, sia pure lontana, permette di muoverci, di spingerci oltre, di camminare verso, di andare avanti.
La relazione non solo è un traguardo ma anche un bisogno vitale. Noi tutti siamo portatori di bellezza ma è solo la relazione di un IO che incontra un TU che ci costruisce come NOI e forma la nostra identità. COME? Fin da bambini, la relazione si costruisce con i nostri sensi: le strette di mano, gli abbracci, le carezze, le voci, i silenzi, i nomi, gli sguardi, i volti, i sorrisi…
Costruire una relazione significa, quindi, accogliere, ascoltare, accompagnare. L’incontro “bello” è un impegno, una sfida che richiede piccole virtù che è sempre utile ricordare, come un memorandum per la vita quotidiana: mitezza, compassione, gratitudine, meraviglia, stupore, buona educazione, sincerità, silenzio, ascolto, sobrietà, solidarietà, entusiasmo.
L’IO e il TU possono costruire relazioni dominanti – dipendenti – isolanti – intime ma, pur nella diversità e varietà degli stili messi in atto, c’è sempre di fondo che l’uno e l’altro devono sentirsi amati e devono essere in grado di poter amare. E’ l’amore che crea il contesto e la struttura portante della relazione.
Ognuno di noi può riconoscersi in maniera prevalente in una diversa tipologia di temperamento caratteriale: ci sono le personalità pioggia, sempre pronta a piangersi addosso, le personalità tuono, capace di brontolare per qualsiasi cosa e le personalità girasole, che non smette mai di brillare perché ha il Sole dentro, e dovremmo cercare sempre di far emergere il meglio di noi e raccontarlo al TU che incontriamo chiamandolo per nome, prendendogli le mani, avvicinandoci con un saluto cordiale, con un sorriso, con uno sguardo di affetto e scopriremo la bellezza dell’incontro e il bello che è nascosto dentro di noi.
Ringraziamo la dottoressa Miriam Marinelli che, con la sua professionale competenza e l’entusiasmo delle sue parole, ci ha riscaldato il cuore; l’Assistente diocesano, don Gianni Fiorentino, che ci ha ricordato che il cristiano trova la bussola della sua vita nella umanità di Gesù; tutta l’équipe e i Responsabili diocesani che hanno simpaticamente animato il momento festa e che continuano ad esprimere, con costanza, dedizione e gioia, tutto l’impegno verso l’AC e verso la Chiesa.
Grazia Volpe