Di che stoffa abbiamo bisogno per poter essere dei buoni Educatori ACR al servizio dei più piccoli di AC? Ce lo siamo chiesti, insieme, durante l’incontro di inizio anno per Educatori ACR, svoltosi il 13 ottobre con gli Educatori di Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi presso la parrocchia Santa Lucia a Ruvo e il 21 ottobre con gli Educatori di Molfetta presso la parrocchia Sant’Achille.
Ogni sarto quando sceglie la stoffa da cui partire per realizzare un nuovo abito lo fa sicuramente sulla base di un bisogno, di una necessità, in quanto ciascuna stoffa ha in sé delle caratteristiche che dipendono dalla sua natura, dalla sua trama e dalla sua orditura.
In ogni sartoria non si lavora mai in solitaria ma si parte sempre dal contatto diretto con l’altro ed è per questo che abbiamo vissuto dei laboratori in cui ci siamo chiesti quanto nell’esperienza personale di ciascuno si conferisca importanza alle competenze e che tipo di competenze ognuno pensi di mettere a disposizione delle comunità parrocchiali nel proprio servizio educativo.
Partendo dalla riflessione della propria persona ogni educatore ha avuto modo di riflettere sulle proprie capacità di far fronte a un compito o a un insieme di compiti utilizzando il proprio sapere e mettendo in moto le proprie risorse interne derivanti dal nostro carattere, dalla nostra emotività.
Ciò che non deve mai mancare è coltivare i propri talenti con lo studio, con la passione nel saperli tradurre in azione e con l’amore nell’incarnarli.
Il progetto formativo, in primis, ci dice che ogni educatore coltiva la propria formazione specifica per qualificare il servizio che rende, pertanto ha il compito di migliorare le proprie competenze relazionali che ci permettono di instaurare con le persone un legame vero e autentico, quelle formative perché siamo consapevoli di non poterci ritenere mai completi, quelle culturali che ci permettono di poterci orientare nei temi del mondo e di poter abitare la realtà che ci circonda con tutte le sue sfaccettature e quelle associative che ci permettono di essere consapevoli dell’appartenenza ad una associazione di cui condividiamo e conosciamo gli itinerari. Senza dimenticare di mettere al primo posto la relazione con Dio, che permette di poter scorgere e vivere il dono dei talenti.
Dopo esserci soffermati sull’importanza di riconoscere i nostri talenti e le nostre competenze, abbiamo compreso l’importanza della condivisione di esse, a partire dai gruppi di equipe, superando ogni logica di competizione, per essere protesi verso un lavoro di squadra dove ciascuno è chiamato a cogliere i doni degli altri e a provare a farli propri nell’ esperienza di vita e di servizio. Per questo motivo ogni gruppo laboratoriale ha cucito le competenze di tutti creando un unico abito “su misura”, dopo aver pensato, insieme, il disegno del cartamodello che più potesse raccogliere ogni singolo pezzo di stoffa, ogni singola competenza.
Infine don Silvio, assistente diocesano ACR, ci ha aiutati a scorgere in Dio la figura del sarto, che dona e soprattutto mette insieme ciascun talento per creare un abito che possa racchiudere le competenze di ciascun educatore e che possa essere vestito da ciascun ragazzo. Il riconoscimento della comune paternità di Dio è per tutti e per ciascuno di noi un vestito cucito addosso da sempre, che parla della propria storia, della propria vita.
Ci auguriamo, come suggerisce Madeleine Delbrel, di farci guidare dal Signore, nostro sarto, in modo che possa renderci capaci di servire con umiltà, di amare e di far crescere nella fede i ragazzi a noi affidati, per essere filo di un vestito che tiene insieme i vari pezzi, senza che nessuno lo veda.
Vincenzo, Milena, don Silvio e l’équipe diocesana Ac