Carissimi, ben ritrovati tutti!
In collegamento con le cinque postazioni delle quattro città diamo inizio a questo campo scuola unitario diocesano di Azione Cattolica.
Fino all’anno scorso abbiamo vissuto un’esperienza di campo in modalità residenziale, fuori dalla nostra città, oggi ci ritroviamo in ambienti a noi molto familiari, aggregati in piccoli gruppi per rispettare la normativa Covid. Ci ritroviamo a vivere un campo fuori dall’ordinario tanto desiderato dalla presidenza diocesana perché, non si perda l’opportunità per l’Associazione, di vivere momenti di: riflessione, discernimento, confronto e incontro. Era per noi importante anche il trovarsi fisicamente e per questo abbiamo messo tutto il nostro impegno per realizzare quanto vi offriamo. Siamo certi che lo stesso entusiasmo e gli stessi desideri hanno animato anche voi che partecipate in un numero insolito. Siete in 210, responsabili educativi e associativi ma anche semplici aderenti e questo, ci fa molto piacere perché significa che nelle parrocchie si avvertiva il desiderio di formazione fuori dai soliti ambienti con tematiche anche coinvolgenti e molto attuali.
Questo campo, limitato a poche ore di collegamento al giorno, avrà comunque le sue giuste provocazioni. È un campo voluto fortemente, dopo le esperienze, anche molto positive, della festa dei giovani, dei ragazzi dell’ACR e degli adulti, vissute, sempre, in modalità web e, quando si è potuto, con una presenza in piccoli gruppi in alcune parrocchie. È importante per noi vivere questo campo per ricominciare e ritrovarsi anche fisicamente.
Vogliamo superate, citando Diodato questo inverno: “Ché è stato buio l’inverno, troppo duro, un inferno. E così immobile la primavera”, ci apriamo ad una nuova estate e per citare ancora Deodato: “Vediamo se questo tempo ci rincuora. Se questa estate ci consola”.
Il titolo di quest’anno del campo “Custodi ci creò – La cura come prassi di laicità” ci invita ad essere custodi non solo utilizzatori ma, custodi. Siamo chiamati ad abitare la terra ricevuta in dono con la consapevolezza di doverla custodire e coltivare a vantaggio di tutti soprattutto, dei più deboli. Ognuno di noi è chiamato a custodire il creato che è intorno a sé, la natura, ma anche le persone che sono intorno a noi, accanto a noi che ci sono affidate perché noi amorevolmente come educatori li curassimo per farli crescere nello spirito e nelle buone azioni.
La Laudato Si’, enciclica di Papa Francesco, di cui avete avuto una versione integrale, scritta 5 anni fa, sarà oggetto della nostra attenzione in questo campo. Essa “non è, come lui stesso dice, un’enciclica verde”, ma è destinata a lasciare il segno non solo nella Dottrina sociale della Chiesa, ma anche nei processi politici, economici e naturalmente ecologici delle nostre società globalizzate. Cinque anni dopo, e anche alla luce della drammatica esperienza del coronavirus, abbiamo ormai la prova da un lato delle intuizioni “profetiche” del testo e dall’altro della sua forza. Essa invita ad un’ecologia integrale cioè che guarda al rispetto di tutto anche dell’uomo perché non sia esso stesso, come tutte le cose, uno scarto, messo da parte. Guarda ad una natura che deve essere rispettata a qualsiasi costo e, l’ecologia integrale, divenga, dunque, un nuovo paradigma di giustizia, perché l’uomo è connesso alla natura ed essa non è “una mera cornice” della nostra vita.
Durante il lockdown quando il respiro degli uomini si rallentava, il lavoro mancava, la violenza in famiglia, sulle donne in particolare aumentava, il silenzio nel paese era assordante, ci siamo accorti che la natura recuperava il suo spazio, il suo respiro, diventava più pieno. Abbiamo visto immagini di animali selvatici che hanno riconquistato i parchi, si sono fatti vedere in città, nel mare, nei laghi, nei fiumi. I laghi, i fiumi, sono diventati più blu. Mentre il respiro di molti si sosteneva con un respiratore artificiale e la rete sociale, amicale, veniva meno, la disabilità era attenzione solo della famiglia, le visite mediche ordinarie e straordinarie venivano impedite, i bambini soffrivano del non poter giocare nel parco con gli amici, si scopriva la didattica a distanza, i giovani fremevano perché le abituali relazioni erano negate, per noi cristiani la messa era virtuale e l’eucarestia solo spirituale, la natura, ci inebriava la vista con i suoi colori e con la sua bellezza, le nostre orecchie ascoltavano i più vari cinguettii di uccelli.
“La nostra casa comune, come la definisce Papa Francesco, subisce delle gravi offese”.
Al punto 32 (LS) è scritto così: “Anche le risorse della terra vengono depredate a causa di modi di intendere l’economia e l’attività commerciale e produttiva troppo legati al risultato immediato. La perdita di foreste e boschi implica allo stesso tempo la perdita di specie che potrebbero costituire nel futuro risorse estremamente importanti, non solo per l’alimentazione, ma anche per la cura di malattie e per molteplici servizi. Le diverse specie contengono geni che possono essere risorse-chiave per rispondere in futuro a qualche necessità umana o per risolvere qualche problema ambientale.”
La custodia potrà così diventare, il paradigma di un nuovo modello di sviluppo che tende a includere i diversi livelli dell’equilibrio ecologico: “quello interiore con se stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio” come è scritto nel punto 210 della Laudato Si’.
Stasera vogliamo iniziare questo campo cercando di vivere un equilibrio spirituale con Dio. Non potevamo non scegliere un francescano perché l’enciclica ha nel titolo il Cantico dei cantici di San Francesco. Lui ci ricorda che “la nostra casa comune è anche come una sorella con la quale condividiamo l’esistenza e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia (n. 1). Questa nostra sorella protesta per il male che le è stato fatto a causa della nostra irresponsabilità e perché “siamo cresciuti pensando di essere suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla” (n. 2).
Padre Francesco Neri dell’Ordine dei Francescani Minori Conventuale, ordinario di Teologia Spirituale c/o la Facoltà teologica San Bonaventura in Roma, ci aiuterà a leggere i primi passi del Libro della Genesi.
Dio crea, e vede che è cosa bella e buona.
Noi di Azione Cattolica con creatività, stupore e senso di responsabilità viviamo questo campo, facendolo restare nella nostra memoria e nel nostro cuore.
Buon campo Azione Cattolica della diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo, Terlizzi!
Nunzia Di Terlizzi
Presidente diocesano