ARTICOLO PUBBLICATO SUL GIORNALE ASSOCIATIVO “SEGNO NEL MONDO” N. 10 DEL MESE DI OTTOBRE 2015
Uscire. Spalancare porte e finestre. Dare aria a tappeti e lenzuola e liberarci dalla polvere delle nostre radicate consuetudini, maturate al chiuso dei nostri ambienti. Svuotare gli armadi da presunzioni di verità di cui siamo disinvolti possessori, ataviche certezze, abiti mentali rosi dai pregiudizi e dire addio ad un modo tiepido e comodo di essere chiesa. Prendere il largo. Uscire per far spazio al nuovo, per incontrare il diverso, l’altro da me. Cercare e scoprire non solo dentro casa i segni della presenza di Dio. Lavorare insieme con persone, enti, associazioni altre, su percorsi che consentano di condividere tratti di strada. Riscoprire, nei terreni comuni, la bellezza delle differenze e della propria identità di cristiani. Non aver paura del confronto e della contaminazione. Osare. Sperimentare. Dialogare. Fare laboratorio. Da un po’ di anni l’Azione Cattolica diocesana di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo, Terlizzi sta provando a proporsi come AC in uscita, segno ed espressione di una Chiesa in uscita, con uno stile, dei progetti, dei percorsi che accompagnano i nostri aderenti e non solo, ad amare concretamente la propria storia e la propria geografia, il tempo ed il territorio che ci sono dati da vivere. Nascono così le campagne sui nuovi stili di vita, quella sulla legalità, in particolare contro il voto di scambio, come quella sull’educazione fiscale e la necessità di pagare le tasse, quella contro il gioco d’azzardo come quella su un uso responsabile delle nuove tecnologie nella comunicazione, che si integrano nel cammino formativo ordinario, raccontando tutta la fatica e la bellezza di intraprendere strade in cui formazione, missionarietà, testimonianza del Vangelo, si intrecciano in un’esperienza umana di incontro, assunzione di responsabilità, azione consapevole e condivisa di cambiamento, a partire dal proprio stile di vita. Alcuni elementi “pilastro”di queste campagne: il rapporto col territorio: il discernimento operato in presidenza e consiglio diocesano sulla realtà in cui siamo inseriti, il desiderio di condividere le nostre scelte e i nostri progetti con la città, attraverso manifesti, comunicati stampa, articoli sui giornali locali, volantinaggi, manifestazioni di piazza, per informare, comunicare, provocare al dialogo, ma anche per fare, con i nostri aderenti, esercizio di testimonianza a viso scoperto, presentandoci per quelli che siamo, mettendoci la faccia da protagonisti. La ricerca di reti, di partnership con realtà laiche ma più “specializzate”, competenti su certi temi (la collaborazione con Telefono Azzurro, Libera, Guardia di Finanza, Polizia Postale, Mettiamoci in Gioco, associazioni piccole e grandi che operano sul territorio), il confronto con esperti, il coinvolgimento delle Istituzioni. L’unitarietà dell’esperienza, che vuol dire proporre un itinerario ed un obiettivo a breve termine che veda lavorare insieme, ciascuno per la propria parte e la propria età, i ragazzi, i giovani, gli adulti della nostra Associazione; che ci dà la possibilità di sperimentare attorno alla concretezza di un atteggiamento da cambiare, di un gesto da compiere, la dimensione di una testimonianza corale, non privata e forse più incisiva, perché muove contemporaneamente tanta gente, si sostanzia dell’esperienza condivisa e diventa sempre più motivata, individuale e personale. Infine la presenza nelle scuole, primaria, media inferiore e superiore. Una frontiera importante, la stesura di percorsi per studenti, la collaborazione con docenti, dirigenti ed esperti, il dialogo con i ragazzi in un’ottica educativa e formativa che attiene al nostro specifico e crea occasioni di confronto su temi e problemi di interesse comune. Conseguenze: intanto un cambiamento reciproco. Cambiamo noi di AC, nel vivere pienamente la nostra laicità, nell’assunzione di impegni concreti e nel dover dar conto della nostra fede. Cambiano gli altri intorno a noi, riconoscendoci interlocutori, degni di ascolto, di interesse, di proposte su cui interagire. E poi cresce la partecipazione attiva dentro le consulte comunali o i forum cittadini e la promozione della nascita di realtà come il presidio Libera o l’Osservatorio della legalità, avviate e dopo lasciate camminare sulle proprie gambe. Il sogno di vedere le parrocchie o le AC parrocchiali dentro i comitati di quartiere, a lavorare per ridare dignità ai luoghi che pulsano di vita ed esercitare sul campo la nostra cittadinanza. Ecco disegnato il volto di una Chiesa fatta di persone, disposta a vivere la strada, la città, a stare con la gente, ad ascoltare i giovani, a camminare insieme, facendosi carico di una crescita collettiva del “capitale umano”. Un piccolo esempio, tra i tanti possibili, per provare a costruire un nuovo umanesimo. Assumere l’umano, voce del verbo uscire.
Angela Paparella