Caro fratello migrante,
in questi giorni di parole e polemiche, vogliamo chiederti perdono.
Perché troppe volte abbiamo tratto solo profitto dalle tue mani callose.
Perché davanti al presepe vivente senza luci che hai allestito nelle nostre campagne, abbiamo chiuso gli occhi.
Perché abbiamo festeggiato con te l’ultimo dell’anno ben sapendo che quello nuovo ti avrebbe visto ancora nella sofferenza e nel disagio.
Perché la nostra città -come tutta l’Italia- ha dimostrato di non avere progettualità in tema di accoglienza, risorse, capacità e strutture quando si è trovata dinanzi a chi, come te, è arrivato per mare e per terra, senza sosta, spinto da conflitti, tirannie o povertà;
Perché anziché contrastare e denunciare chi ti ha ridotto in schiavitù ed ha trafficato la tua vita, il tuo corpo, i tuoi sogni, abbiamo scelto di dare la caccia a te, colpevole di essere una facile preda.
Eppure a te che oggi fertilizzi la nostra terra con il sudore della tua umanità strizzata, a te che danzi a pugni stretti lungo la statale della nostra indifferenza, oggi vogliamo dire grazie.
Grazie perché dinanzi ai proclami urlati dai palchi sgangherati della nostra ipocrisia, con la tua presenza silenziosa ci ricordi che la dignità non ha bisogno di permessi di soggiorno, non si registra sul passaporto o sulla carta d’identità. E che “la cultura dell’incontro” – come ama definirla Papa Bergoglio – ha più vantaggi di quella “dello scarto”; le lacune dell’accoglienza, l’impreparazione delle autorità non possono uccidere la speranza di creare una democrazia più compiuta e un Paese capace di rispettare i tuoi diritti. Con l’attuazione della direttiva 2009/52 della Comunità Europea qualche passo l’abbiamo fatto, ma molti ne restano per raggiungere il traguardo dell’uguaglianza e della fratellanza dei popoli
Forza fratello, resisti, hai ancora tanto da insegnarci.
Caritas Diocesana- Coord. cittadino S. LUISA;
Agesci Terlizzi/1;
Agesci Terlizzi/2;
Azione Cattolica Diocesana -Coord. Cittadino
